Il linguaggio segreto dei fiori by Vanessa Diffenbaugh

Il linguaggio segreto dei fiori by Vanessa Diffenbaugh

autore:Vanessa Diffenbaugh
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Romance, Literary, Fiction, Contemporary Women, General
ISBN: 9788811132530
editore: Garzanti
pubblicato: 2011-04-30T22:00:00+00:00


Alla fine annuì. «D'accordo», disse. «Vieni con me.» Uscì. Io mi misi la macchina fotografica al collo e lo seguii. Attraversammo il viale di ghiaia e salimmo i gradini dell'edificio principale. Lui prese di tasca una chiave e aprì la porta sul retro. Attraversammo la lavanderia, dove vidi una camicetta da donna rosa pallido appesa allo stendibiancheria, ed entrammo in cucina. Le tende erano chiuse e le superfici scure e polverose. Tutti gli elettrodomestici erano scollegati e il silenzio assoluto del frigorifero lasciava sconcertati.

Dalla cucina si passava alla sala da pranzo attraverso una porta a vento. Il tavolo era stato spostato di lato e sul pavimento di legno era disteso un sacco a pelo. Riconobbi la felpa e i calzini appallottolati di Grant posati di fianco.

«Il mio rifugio quando mi hai estromesso da casa mia», disse sorridendo.

«Non hai una camera da letto qui?» Grant annuì. «Sì, ma non ci dormo da dieci anni», rispose. «A dire il vero, sono salito al piano di sopra solo una volta da quando è morta mia madre.» La scala si stagliava alla mia sinistra con l'imponente ringhiera di legno che disegnava una curva e saliva lungo la parete della stanza. Grant fece un passo verso i gradini.

«Vieni», disse. «C'è qualcosa che voglio farti vedere.» In cima alla scala un lungo corridoio con porte su entrambi i lati, tutte chiuse, conduceva ad altri cinque scalini. Saliti quelli, c'era una porticina: abbassammo la testa e ci infilammo dentro.

La mansarda era più calda del resto della casa e satura dell'odore della polvere e della vernice secca. Prima ancora di vedere i vetri dell'abbaino chiusi con un pannello, capii che eravamo nello studio di Catherine. Quando i miei occhi si abituarono alla penombra, osservai le pareti pannel-late, il lungo tavolo da disegno e i prodotti per belle arti sulle mensole. Vasetti di vetro pieni a metà di pittura viola erano allineati sul ripiano più alto, con i pennelli incollati nei colori ormai secchi: lavanda, pervinca... I disegni erano appesi con mollette di legno a un filo che girava intorno alla stanza. Erano tutti fiori, grandi e intrecciati, realizzati a matita e carboncino.

«Mia madre era un'artista», disse Grant indicando i lavori. «Passava ogni giorno ore e ore quassù. Disegnava solo fiori: rari, tropicali, delicati, di breve fioritura... Viveva con la paura di non avere il fiore giusto per esprimere ciò che voleva dire in un dato momento.» Mi condusse a uno schedario in rovere in un angolo della stanza e aprì il cassetto centrale. Era contrassegnato L-Q. Ogni raccoglitore portava il nome di una pianta e conteneva una cartellina con un unico disegno: papavero, passiflora, peonia, pervinca, petunia. Scartabellò la lettera p fino a pioppo bianco. Prese il raccoglitore e lo aprì: era vuoto.

Mancava il disegno che mi aveva dato mesi prima e che io conservavo nella mia stanza blu, ancora legato con il nastro giallo di seta che riportava la data e l'ora del nostro primo appuntamento.



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